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Adorazione Santissimo Sacramento.

Gesù, risorto Tu sei dai morti. Né morte, né corruzione doveva posarsi sopra di Te. Signore Tu sei il vincitore della morte, sei vivo in mezzo a tutti i figli tuoi, siano essi con Te o dispersi nel mondo. Pane vivo disceso dal Cielo ti sei fatto per noi, per venire in noi e rimanere in un gaudio eterno per noi. Cantate inni o voi tutti della Terra, cantate al Signore Angeli e Santi tutti del Cielo. Gesù Cristo, Colui che è morto, è risuscitato veramente dai morti, è qui in mezzo a noi a prenderci per mano, per entrare con il suo Santo Spirito nel nostro cuore e ricolmarlo del suo Misericordioso Amore.

O Redentore del mondo, il riverbero dell’Alleluia pasquale si fa eco fra Terra e Cielo. Tutta l’Umanità è stata bagnata con il tuo Prezioso Sangue per esser redenta da morte eterna, perché noi siamo figli tuoi e vivremo in Te, con Te Padre nostro per sempre uniti vogliamo restare in eterno. Mio Gesù, Redentore del mondo intero, parla, sono qui di fronte a Te, tutta per Te, tua figlia Ti ascolta, trepidante è il cuore mio nell’attesa della tua Divina Parola.

«Semplice e virtuosa mia ancella, la tua anima cerca Me il suo Creatore, cerca Me con tutto il suo candore. Puro è il tuo cuore, le tue mani sono pulite, vieni a Me creatura mia, vieni qui sul mio Sacro Cuore che Io Gesù lo riempio con il mio Amore. Figli miei soffermatevi, venite a Me, ad adorare Colui che per voi andò su quel Legno Santo di Croce per Amore trascendentale. Io Gesù, ancora una volta vi dico:

Venite a Me, voi tutti, che1 cercate la Pace ed Io vi donerò la Pace, perché Io sono la Pace. Vi donerò la giustizia, perché Io sono la Giustizia”.

Voi tutti, affamati di pace e di giustizia in questa vostra Terra, dove pace e giustizia sembrano esser morte per sempre. Nella quiete della sera, quando tutto tace, ringraziate il Signore Gesù, Colui che È, il donatore della vita, per un altro giorno a voi donato. Nella Santissima Trinità Io Sono, Io Regno e, nell’Unità di Essa, su tutto l’Universo espande il suo globale Amore, sulla chiesa militante, trionfante e peregrinante.

Bambina mia, Gesù ti dice vai nella mia Pace. La Santissima Trinità. L’Amen».

 

Nota 1

Nei capitoli 11 e 12, Matteo sottolinea e mette in rilievo il fatto che i poveri, i piccoli sono gli unici a capire ed accettare la sapienza del Regno, o meglio quei piccoli e quei poveri che hanno il coraggio di non lasciarsi ingabbiare dai propri ragionamenti ed entrare in una logica diversa, una logica “divina” data da due atteggiamenti: umiltà e mitezza. Gesù infatti indica la mitezza e l’umiltà come gli unici atteggiamenti da imparare da Lui stesso. L’umiltà come qualità fondamentale dell’amore, quella che stima l’altro superiore a se stesso e sa mettersi al posto giusto. La mitezza come la qualità “del perdente”. Senza umiltà e mitezza non c’è amore, esiste solo prepotenza. L’umiltà e la mitezza sono la Sapienza dell’Amore ed entrare dentro la mitezza e umiltà è un dono, un dono soprattutto da implorare nella preghiera.

La voce di Benedetto XVI.
Gesù promette di dare a tutti “ristoro”, ma pone una condizione: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Che cos’è questo “giogo”, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli (Giovanni 13:34;15:12).
Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo. Anche verso l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole “mitezza”. Ma soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può assicurare un futuro degno dell’uomo.

BENEDETTO XVI, ANGELUS 3 luglio 2011.

 

Matteo 11:28

«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò».

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